Abbiamo iniziato il Tempo di Quaresima mercoledì delle ceneri, che nel riceverle sul nostro capo, ci è stato detto: “Ricordati che sei polvere e in polvere ritornerai” (Gen 3,19). La polvere sul capo ci ricorda che veniamo dalla terra e in terra ritorneremo. Siamo cioè deboli, fragili, mortali. Nel corso dei secoli e dei millenni siamo di passaggio; davanti all’immensità delle galassie e dello spazio siamo minuscoli. Siamo polvere dell’universo, ma siamo polvere amata da Dio (Papa Franceso). Sì, perchè Il Signore ha amato raccogliere la nostra polvere nelle sue mani e soffiarvi il suo alito di vita. Così siamo polvere preziosa, destinata a vivere per sempre. Così la cenere ci ricorda il percorso della nostra esistenza: dalla polvere alla vita e, se ci lasciamo plasmare dalle mani di Dio, diventeremo una meraviglia. Caso contrario saremo vittime della nostra fragilità. Proprio come è successo ai personaggi della 1ª lettura di questa domenica che ci presenta il dramma del peccato dell’uomo, ma soprattutto la redenzione portata da Cristo.

La Bibbia ci dice che Dio si compiacque della sua opera di creazione e, quando creò l’uomo, vide che era cosa “molto buona!” (Gn 1,31). Anche Adamo ed Eva rimasero orgogliosi di quello che erano, ma pensarono … forse … possiamo essere qualcosa di più: ecco la tentazione, non contentarsi di essere ad immagine e somiglianza di Dio, ma voler essere uguali a lui; non accettare i propri limiti di creatura umana; cercare la propria grandezza fuori del progetto di Dio. Questa tentazione non è cessata, è tutt’ora in atto nella storia che, nei nostri tempi ha perso il senso del peccato. Sono molti i serpenti che suggeriscono al nostro cuore di affrancarci dai legami di Dio per.. essere liberi … autonomi … grandi come Dio … decidere da soli cos’è il bene e il male; lasciarsi attrarre dal proibito, sperimentare l’ebbrezza della trasgressione.

Non morirete affatto” (v. 4), bisbiglia il serpente ad Adamo … “Dio sa che si aprirebbero i vostri occhi e sareste come Lui“ (v. 5). Dio è presentato come un rivale dell’uomo, colui che impedisce la felicità, il ladro della libertà dell’uomo. Tentazione tanto attuale che il filosofo Jean-Paul Sartre mette alla base della dignità dell’uomo:  o l’esistenza di Dio o la libertà dell’uomo. Il peccato è cedere  a questa tentazione e, nella sua intenzione profonda, è un tentativo di uccidere Dio, di negarlo come Dio, per mettere noi stessi al suo posto; per essere padroni assoluti del proprio destino e della propria libertà. Ma questo ripiegarsi su se stessi è, di fatto, un nulla; un fallimento come creatura che ci fa scoprire di essere nudi (v. 7). Senza Dio, l’uomo rimane ciò che é: con tutti i suoi limiti, le sue debolezze, le sue fragilità .. la nudità, connaturale alla condizione umana dalla quale, però, Gesù è venuto a riscattarci!

La tentazione è un’esperienza di tutti gli esseri umani; é un momento di verifica delle nostre scelte e, quindi, un’occasione di crescita, ma anche di rischio quando scegliamo di percorrere vie alternative a quelle di Dio, che ci danno la sensazione dell’autosufficienza, del godimento della vita fine a se stesso. Di fatto, non si vive senza lottare! Anche Gesù, per essere perfettamente uomo, non è sfuggito alla tentazione, proprio come noi, ma senza però peccare (Eb 2,18). Il vangelo di oggi ce lo presenta proprio in questa situazione. Battezzato, prima di iniziare la sua missione, si ritira nel deserto, nel digiuno e nella preghiera, totalmente assorto nella preparazione della sua missione. In questa situazione è tentato.

Parlare delle proprie tentazioni, anche con gli amici più stretti, è sempre un imbarazzo; oggi Gesù ci confida i suoi segreti, la sua vita interiore: sono stato tentato, tentato di abbandonare la mia missione, di rifiutarmi di soffrire e morire per te.

Come nella prima lettura, anche qui tutto è detto con immagini. Il demonio fa di tutto per ingannare Gesù; usa tutta la sua scaltrezza, approfitta del suo stato di necessità, la fame, per tentarlo. Nei momenti di debolezza, dobbiamo essere vigilanti perchè proprio di questi momenti il demonio approfitta per tentarci!

Hai fame … fai un miracolo, tu puoi tutto … fa che questi sassi diventino pane (v. 3). Gesù non ha mai usato i miracoli in suo favore, anche davanti alla minaccia di morte; qui ha la tentazione di assolutizzare i beni materiali, l’avere, usando, nell’ora della prova, la divinità a suo vantaggio. La sua risposta è decisa: …. “Non solo di pane vive l’uomo” (v. 3). Il demonio non si dà per vinto.

Sei figlio di Dio gettati giù dal pinnacolo del tempio … tutti ti ammireranno  … senza necessità di soffrire e morire … chi te lo fa fare! È tentare Dio… chiedere una prova, cercare la vita facile. Davanti alle difficoltà della vita siamo portati a domandarci il perchè, allora  sorge la tentazione di mettere alla prova Dio; di chiedere dei segni .. che non ci soddisfarrano mai .. e ne chiederemo sempre di più, proprio come il popolo ebreo nel deserto e, più tardi, i giudei a Gesù! La risposta di Gesù è decisa. “Non tenterai il Signore Dio tuo” (v. 7), ma avrai sempre fiducia in Lui.

Ti darò tutti i poteri della terra, lascia Dio … adora me e avrai tutto. La scelta è fra dominare e servire; é la bramosia del potere che porta al dominio e alle dittature che tanto affliggono la storia. Gesù dirà che “non  è venuto  per essere servito ma per servire e dare la propria vita in riscatto” (Mt 10,45). L’autorità è un carisma, cioè un servizio; il potere, che sempre eccita il culto della personalità, é diabolico, anche se esercitato in nome di Dio! La vittoria del diavolo riportata su Adamo a danno dell’umanità è statra sconfitta in Gesù a beneficio dell’umanità: “Vattene, Satana! Adorerai il Signore tuo Dio e lui solo servirai”. La disobbedienza e la mancanza di fede nella parola di Dio e la superbia dei nostri progenitori è stata riparata dall’obbedienza e dall’umiltà con cui Gesù ha respinto ogni tentazione, facendo costante riferimento alla Parola di Dio. Su questo parallelismo insiste il messaggio della 2ª lettura di oggi, sottolinenado che “il dono della grazia di Cristo non è come la caduta di Adamo, ma sovrabbondanza di grazia” (v. 15.17).

Tutti siamo soggetti alle tentazioni; neppure Gesù, in quanto uomo, fu risparmiato, ma non cedette, rifiutandosi di chiedere a Dio prove del suo amore. Infatti, in ogni tentazione c’è il rischio di minare il nostro rapporto con Dio, perchè si istalla in noi il dubbio su di Lui, sull’efficacità della sua azione.

La Queresima è quindi per noi:

– un tempo forte per rivedere il nostro rapporto con Dio;

– un tempo di revisione delle basi su cui si appoggia la nostra vita;

– in una parola, una provocazione a rivedere radicalmente il modo di gestire la nostra vita, la nostra relazione con i beni materiali, la nostra adesione incondizionata a Dio, la purezza della nostra fede che si verifica in una carità che è sollecitudine verso il prossimo, e che dà consistenza alle nostre preghiere e ai nostri digiuni.

Una santa Quaresima.