Nella grande tradizione della Chiesa questa domenica era chiamata dominica in albis, perchè i nuovi battezzati, vestiti con la vesta bianca, ricevuta durante il battesimo nella vigilia pasquale per indicare la nuova dignità di figli di Dio, ritornavano nella Comunità che li accoglieva festosamente. Quando la domenica andiamo a messa, ci vestiamo di modo differente; nella lingua popolare portoghese quest’abito della domenica è chiamato: l’abito per vedere Dio! Difatti, come nel giorno di Pasqua, anche in questa domenica e in tutte le domeniche, il Risorto si fa presente. Per un intervento di Gionanni Paolo II, è chiamata anche la domenica della misericordia, perchè il perdono, come conseguenza della risurrezione, è menzionato nel vangelo di oggi.
La catechesi del vangelo di oggi ci fa scoprire la ricchezza dei doni del Risorto. “La pace sia con voi-Shalon” (v.19) é la prima parola del risuscitato. Gesù mostra agli apostoli le piaghe alle mani e al costato. Questo particlare è importante per dimostrare la verità della risurrezione. La prima consequenza, il primo dono della risurrezione è la PACE, che viene dalla nuova e definitiva relazione di comunione con Dio, grazie alla morte e resurrezione di Gesù. Gli apostoli hanno l’incombenza di annunciare questa comunione con Dio ristabilita dal Risuscitato, perchè quanto operato da Gesù possa continuare nella storia. Ecco perchè il Resuscitato fa il secondo dono, la MISSIONE: “Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi” (v. 21).
Il compimento di questa missione non sarà facile, così come non lo è stato per Gesù; per questo ha bisogno di una forza speciale: “Ricevete lo Spirito Santo” (v. 22), che è il terzo dono della risurrezione. Lo Spirito è comunicato con il soffio, proprio come è accaduto al momento della creazione, quando Dio comunica la vita ad Adamo tratto dalla polvere (Gn 2,7). Questo significa che la comunicazione dello Spirito segna un nuovo inizio dell’umanità, il cui germe è la Chiesa. Il sacrificio redentore di Cristo e il dono del suo Spirito producono un’umanità reconciliata, da qui missione che Gesù affida alla Chiesa: “A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati” (v. 23): il PERDONO è il quarto dono del Risuscitato. Questa è la catechesi dell’evangelista Giovanni sulle conseguenze della risurrezione di Gesù. Come Chiesa, siamo un popolo di riconciliati!
Ma, come in ogni famiglia e comunità, anche nel gruppo degli undici, appena ricomposto, dopo la sbandata della crocifissione, c’è la pecora nera. Uno di loro, deluso, si allontana dal gruppo. Durante la sua assenza succede quello che darà senso alle loro aspettative: la morte non ha dato fine al gruppo di Gesù, non ha significato il loro fallimento, perché il Maestro vive. Al suo ritorno, Tommaso è informato dell’evento: Se tu fossi stato qui avresti visto il Signore, egli è vivo, è venuto tra noi! L’ultima immagine che Tommaso ha di Gesù é quella del crocifisso, per cui la risposta non poteva essere altra: “Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non vi metto il dito e, addirittura, … la mano intera nel suo fianco squarciato … non credo!” (v. 25). Cerciamo di capire questa risposta. Se è vero che Tommaso ha abbandonato il gruppo proprio nel momento del pericolo – ma non è stato il solo, lo hanno anche fatto i due discepoli di Emmaus – é anche vero che il gruppo non mostra segni di novità dopo aver visto il Risorto. Infatti, per ben due volte si dice che i discepoli stavano in casa a porte chiuse (vv. 19.26) e, anche dopo aver visto il Risuscitato. Allora non é cambiato niente! E c’é da ricordare che la mattina anche le donne avevano dato la notizia della resurrezione del Maestro, ma … sappiamo come finì la storia! Quello che non ha convinto Tommaso fu proprio il comportamento del suo gruppo che, dopo aver visto il Maestro vivo, continua ad aver paura, continua a porte chiuse! Ed è qui che può sorgere la domanda: gli abbandoni che avvengono nella Chiesa, nelle famiglie religiose, nella nostra famiglia e Comunità non devono farci riflettere sul modo di vivere e testimoniare la nostra fede? Perchè la novità del Vangelo, perchè la parola Evanghelion significa giustamnente novità, notizia che porta gioia, stenta a produrre quei frutti che sono da aspettarsi. Tommaso non è stato l’unico a dubitare della risurrezione: tutti i vangeli riportano i rimproveri di Gesù ai discepoli per la loro incredulità e durezza di cuore. L’evangelista Matteo afferma addirittura che al momento dell’Ascensione alcuni ancora dubitavano … dopo tante apparizioni! (Mt 28,17). Comunque, del povero Tommaso abbiamo la prima professione di fede che confessa nel Maestro, il Signore, Figlio di Dio (v. 28). Tommaso serve come simbolo di queste difficoltà circa la risurrezione. L’evangelista vuole insegnare che la vita del Rescuscitato sfugge ai nostri sensi, non può essere toccata con le mani nè vista con gli occhi, ma solamente raggiunta con la fede, e che non si può aver fede di ciò che si è visto. Come ai neofiti della terza generazione, 2ª lettura di oggi, san Pietro dice anche a noi: “Voi lo amate pur senza averlo visto e ora, senza vederlo, credete in Lui, perciò esultate di gioia indicibile e gloriosa” (v. 8), perché la salvezza ha raggiunto anche noi! La fede di coloro che non hanno visto è più genuina, infatti Gesù chiama beati quelli che credono senza vedere. Beati noi del terzo millennio perchè crediamo alla testimonianza degli Apostoli per la quale hanno sparso il sangue. E tutto questo continua e lo riviviamo anche noi ogni domenica quando ci riuniamo per celebrare la Risurrezione con l’ascolto della Parola, la cena e la fraternità del nostro incontro.
La resurrezione, con i suoi doni che abbiamo visto nel vangelo di oggi, genera una rivoluzione nella vita dei primi cristiani, basata su una profonda comunione di sentimenti e di vita, come se fossero un cuor solo e un’anima sola (At 4,32) La 1ª lettura di oggi ce li presenta perseveranti: nell’ascolto della Parola, nella frazione del pane, nella condivisione dei beni (secondo le necessità di ciascuno!) nella preghiera in comune. Questo li rendeva felici e guadagnavano la stima del popolo. Questi 4 elementi costituiscono il riferimento per tutte le comunità cristiane e sono le basi di una umanità nuova. Quando leggiamo queste cose sorge in noi un senso di tenerezza e nostalgia, come della nostra infanzia felice! Quella era la Chiesa! Ma non è esatto, pechè quell’assemblea dei discepoli, nella quale si rese presente il Risorto, non è mai cessata nei venti secoli di storia della Chiesa; essa continua nell’assemblea domenicale che celebra il Risorto in tutti gli angoli della terra. Certo, dobbiamo approfondire il confronto tra le nostre assemblee domenicali e quella prima assemblea, ma il quadro è lo stesso. Infatti anche noi siamo riunuti per: ascoltare la Parola, nella frazione del pane, nella condivisione dei beni e nella preghiera comune. Anche noi ascoltiamo il saluto del Risorto: Pace a voi, e l’impegno della missione. Non lo vediamo di persona, non metteremo il dito nelle ferite e la mano nel costato come pretendeva Tommaso, ma Gesù è presente con la parola e i sacramenti.
Perchè anche oggi, costatando i frutti della nostra vita fraterna in Cristo, vedendoci uscire dalla chiesa, qualcuno non potrebbe dire: vedete come si amano? Auguriamoci che lo Spirito Santo ci aiuti a rinnovarci ancora più coraggiosamente, e inventare forme più adeguate ai nostri tempi per manifestare la nostra fede. Sì, perchè la fede si trasmette per attrazione! Buona domenica!