Sir 15,16-21; 1Cor 2,6-10; Mt 5,17-31
Il vangelo di oggi continua il discorso sulle beatitudini e affronta l’argomento dell’adempimento della Legge. L’osservanza dei comandamenti è uno dei temi centrali dell’Antico Testamento. Essi furono dati dopo la schiavitù dell’Egitto, come per dire che, dopo la liberazione, bisogna tracciare il cammino della libertà, perchè nella schiavitù non esistevono leggi; i dominatori agivano arbitrariamente. I comandamenti, la Legge, la Toràh mostrano la direzione per poter vivere e convivere. Immaginiamo cosa sarebbe una società dove tutto è pormesso, ecco perchè interviene la Toràh, la Legge: non uccidere, non rubare, non calunniare, onora tuo padre e tua madre, non dire il falso callunniando …. senza queste orientazioni la vita famigliare e sociale sarebbe impossibile.
Ma la Bibbia sottolinea la libertà e la responsabiloità dell’uomo di fronte a tale dovere. Infatti dalla 1ª lettura abbiamo ascoltato: “Se lo vuoi, osserverai i comandamenti; l’essere fedele dipende dal tuo buon volere … Davanti agli uomini stanno la vita e la morte; a ognuno sarà dato ciò che preferirà” (v. 15.17). L’uomo è libero, perciò responsabile delle sue azioni. Tuttavia l’adempimento materiale della Legge non è garanzia di fedeltà. Per questo Gesù fa un allerta ai discepoli: “Se la vostra giustizia non supera quella degli scribi e farisei – che si contentavano dell’adempimento materiale della legge – non entrerete nel regno dei cieli” (v. 20).
E per rispondere alle critiche che gli erano mosse, dopo aver dichiarato che non è venuto ad abolire la Legge e i profeti, nel vangelo di oggi afferma che è venuto “a dare pieno compimento” (v. 17). E lo fa prendendo posizione con una autorità che non può non suscitare scandalo: “Voi avete inteso … fu detto … io però ci dico” (vv. 22,28.32,34). Sono quattro antitesi che fanno riferimento a situazioni della vita quotidiana e mostrano la novità dell’insegnamento di Gesù che incoraggia a passare da un’osservanza formale a un’osservanza sostanziale, accogliendo la Legge nel cuore; perchè dal cuore partono le azioni buone e quelle cattive. Accogliendo la Legge di Dio nel cuore si capisce che i desideri vanno guidadi, perchè non tutto ciò che si desidera si può avere. Così capiamo anche che è necessario abbandonare un certo stile di vita per poter progredire nella via dell’amore.
I Comandamenti di Mosè erano delle indicazioni per la nuova vita dopo la schiavitù dell’Egitto, per poter vivere pienamente la libertà, ma non erano la parola definitiva di Dio. Gesù ne riconosce la validità, ma, considerandoli come una tapa, ha indicato una nuova meta, un orizzonte più aperto che ha come riferimento la perfezione di Dio/Padre: “Siate perfetti come il Padre vostro che è nei cieli” (Mt 5,48). Non entrare in questa prospettiva significa fermarsi a metà strada, che significa vivere nella mediocrità.
– “Avete inteso … non uccidere … ma io vi dico … sarà condannato chi chiama stupido il fratello” (v.21.22). Non basta evitare l’atto materiale di non uccidere per compiere il comandamento, bisogna anche guardarsi dalle parole di disamore, di disprezzo, di risentimento verso il prossimo: sono parole assassine! Ci sono tanti modi subdoli e camuffati di uccidere … la parola, lo sguardo, l’indifferenza. Serbare rancore verso il fratello è come ucciderlo nel cuore. L’amore fraterno è la norma suprema di tutto, anche della fede e delle sue manifestazioni; per cui se stai per presentare l’offerta all’altare e ti ricordi che il tuo fratello ha qualcosa contro di te … attenzione, non sei tu che hai qualcosa contro qualcuno, ma basta che qualcuno ce l’abbia contro di te …. “lascia lì il tuo dono davanti all’altare e và prima a riconciliarti con tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono” (v. 23-24).
– “Avete inteso … non commettere adulteiro … io però vi dico … chi guarda una donna per desiderarla, già ha commesso adulterio in cuor suo” (v. 27.28). Non basta astenersi da atti materiali contro la legge. Ci sono desideri, sentimenti, amicizie e relazioni che sono già adulterio, perchè chi consente ha già peccato in cuor suo. Gesù arriva a dire che se il tuo occhio, simbolo di ciò che risveglia la libidine, e la mano, simbolo dei contatti, sono occasione di peccato, bisogna tagliarli e buttarli via: occorre decisione nel stroncare ogni occasione, prima che sia troppo tardi. Perchè dall’dulterio del cuore si passa facilmente all’adulterio di fatto e alla separazione. La posizione di Gesù sul divorzio è inequivocabile; e lo fa con autorità. “Chi ripudia la propria moglie le dia l’atto del ripudio. Ma io vi dico”. Gesù si rifà alle origini, al progetto di Dio sul matrimonio. Mosè concesse il divorzio per la durezza del loro cuore, e per mettere un’argine, perchè si era arrivati alla banalizzazione: l’uomo poteva ripudiare la moglie per qualunque motivo.
– “Avete anche inteso … non giurerai il falso …” (v. 34). Durante l’esilio, gli ebrei seguirono l’andazzo dei babilonesi, ma per evitare di nominare il nome di Dio, giuravano per il cielo, per il tempio, per i genitori, per la loro testa, per le offerte messe sull’altare. Gesù dichiara: “io però vi dico: non giurate affatto” (v. 34). Giurare suppone uni’dea pagana di Dio, immaginato come un vendicatore contro bugiardi e spergiuri. Ma anche una mancanza di fiducia nel prossimo, che sarebbe costretto a credere per il giuramento, come se fosse prova di sincerità. Gesù ci propone un altro modo di stare nel mondo, mettendo alla base e come finalità dei comandamenti la legge dell’amore. In tutto deve essere preso in considerazione il fratello e la sorella, sono loro il criterio del nostro pensare e agire. È una delle novità assolute del messaggio di Gesù che, con quel: “Io però vi dico”, dà il tocco dell’artista che fa scoprire quel qualcosa di nuovo nei Comandamenti.
– Ora non ci basterà più dire: “non ho ucciso”; scopriremo che l’aver dato dello stupido al fratello lo abbiamo messo in difficoltà per avere stima di sè.
– Non ci basterà più dire: “Non ho commesso adulerio”; scopriremo che già l’aver guardato con un occhio e desiderio impuro, già abbiamo mancato di rispetto verso l’altro.
Se andiamo alla radice dei nostri comportamenti scopriremo che se non siamo in grado di porre un freno per tempo, non riusciremo a gestirci. Quel “Ma io vi dico” di Gesù ci fa capire che non basta contentarsi del minino, fermarsi alla mediocrità, quando la grazia di Dio ci fornisce la forza necessaria per amare. Non basta evitare il male, è necessario fare il bene; essere costruttori.
Il vangelo di ogi ci ha presentato l’interpretazione di Gesù circa quattro testi della Legge di Mosè; domenica prossima, continuando questo discorso, lo ascolteremo su altre due questioni. Lo scopo è progredire sempre di più nell’obbedienza, come cammino verso la libertà. Buona domenica.
P. Vincenzo Frisullo O.SS.T.