Stiamo celebrando la solennità dell’Ascensione. Secondo il vangelo di Luca, dopo la risurrezione, Gesù rimane con gli Apostoli per quaranta giorni, cioè il tempo sufficiente per confermarli nella fede, apparendo varie volte, e per completare la loro istruzione. Gesù compie la sua missione sulla terra e ritorna al Padre, ma attenzione, questo ritorno è del tutto speciale: egli, Figlio di Dio, quindi Dio, è venuto al mondo per assumnere la natura humana: è diventato uomo in mezzo agli uomini, per condividerne la condizione umana, ma adesso ritorna nel seno del Padre con la nostra umanità trasfigurata. Questo significa che la nostra umanità, cioè noi, già stiamo con Lui; Sao Paolo dice che Gesù ci ha portati alla destra del Padre: già siamo salvi!!! L’Ascensione è il coronamento della Resurrezione.
Nell’ultimo incontro, gli Apostoli, ancora una volta, chiedono a Gesù quando arriverà il regno tanto sognato, nel quale finiranno le sofferenze e le ingiustizie. Gesù chiarisce l’equivoco: la sua venuta nel mondo segna l’inizio del Regno di Dio si, ma questo non significa la fine della storia. In ogni modo, dice loro, non spetta a voi sapere quando questo succederà: quello che dovete fare è essere miei testimoni, a cominciare da dove siete, da Gerusalemme, passando per la Giudea, cioè la vostra Regione, la Samaria, terra estranea, fino ad arrivare ai confini della terra. La Chiesa è una Comunità in cammino, che percorre il mondo intero annunciando il Vangelo. La Chiesa si giustifica solamente per la sua missione; una dimensione che le è connaturale. Il papa Paolo VI diceva che “Quando la Chiesa prende coscienza di sè si scopre missionaria”.
E’ l’ultimo incontro di Gesù riscuscitato con gli Apostoli: non ha da fargli altra raccomandazione se non di assumere la sua missione: a partire da questo momento, la missione di Gesù sulla terra cessa, ma continua con la Chiesa. In una Parola, la salvezza operata da Gesù continua grazie alla sua Chiesa, cioè grazie a ciascuno di noi. Questa missione si concretiza nella richiesta di Gesù: “Fate miei discepoli”. La missione della Chiesa è fare discepoli, non altro; solamente fare discepoli. Tutto il resto che si fà è in vista di questo fare discepoli. Ci siamo fatti distrarre da mille cose: abbiamo fatto il catechismo, celebrato i sacramenti, abbiamo fatto mille altre cose buone, ma … NON abbiamo fatto discepoli. Quanti bambini ricevono il battesimo, la Prima Comunine, la Cresima, quanti si sono sposati … MA, quanti hanno continuato a vivere la loro fede nella loro comunità ecclesiale e dato testimonianza nel mondo della loro fede …? Non abbiamo fatto discepoli … gente innamorata di Gesù, innamorata del suo Vangelo, del suo messaggio che nella storia ha incantato milioni e milioni di gente, fino a dare la propria vita…. erano discepoli e così hanno scoperto l’indicibile amore di DioPadre. Fare discepoli: è la missione degli Apostoli, della Chiesa, dei catechisti, della famiglia. Questa è l’ultima pagina del Vangelo di Matteo il quale ha avuto una preoccupazione speciale nella scelta delle parole, per fare emergere quello che è essenziale da quello che è secondario:
– andate, percorrete la terra …. è la chiesa in uscita, la Chiesa missionaria;
– fate discepoli, seguaci innamorati di Gesù … tra tutte le nazioni, la salvezza è universale;
– insegnado e battezzando: questi sono verbi secondari ed indicano le modalità, i mezzi per fare discepoli: l’essenziale è fare discepoli! Il battesimo e l’insegnamento (catechesi) sono in vista del fare discepoli.
A questo proposito, è interessante la dichiarazione che sao Paolo fa della sua missione: “Io non sono stato inviato per battezzare ma per evangelizzare”(I Cor l, 17), cioè suscitare discepoli, seguaci innamorati di Gesù, capaci di testimoniarlo sempre e ad ogni costo. Il messaggio di salvezza, che come discepoli siamo chiamati ad annunziare, implica, prima di tutto, il dovere della testimonianza. Con la testimonianza noi diamo la ragione della nostra fede. Essere testimoni fino ai confini della terra è la richiesta che Gesù fa ai suoi duscepoli. È anche l’atteggiamento coraggioso con cui i discepoli attestano la loro fede: “Di questo noi siamo testimoni”, dicono ogni volta che parlano e annunciano la resurrezione di Gesù.
Con l’Ascensione termina la missione di Gesù sulla terra e comincia la missione della Chiesa. In questo nostro compito, non sempre facile in un mondo materialista e indifferente, Gesù rimane accanto: Sarò con voi fino alla fine dei tempi: Emanuele (v. 20), Dio con noi: così inizia e si così si conclude il Vangelo di Matteo. L’Ascensione ci dice che Gesù, pur essendo ritornato dal Padre, continua presente tra noi. Da qui deriva la nostra forza, la nostra perseveranza e la nostra gioia. È sorprendente costatare come, animani dallo Spirito Santo, i discepoli e i primi cistiani, in pochi decenni, sono riuscti a portare il Vangelo realmente fino ai confini della terrra allora conosciuti.
Nel rimettere la sua missione nelle nostre mani, Gesù mostra la fiducia che depone in noi. Dopo l’ascensione, Lui si rivela al mondo, e rivela l’amore del Padre atraverso di noi, atraverso la Chiesa. Allora possiamo dire con tutta convinzione, con un autore del XIV secolo che:
– Cristo non ha mani, ha soltanto le nostre mani per fare il suo lavoro oggi,
– Cristo non ha piedi, ha soltanto i nostri piedi per guidare gli uomini sui suoi sentieri.
– Cristo non ha labbra, ha soltanto le nostre labbra per raccontare di sé agli uomini d’oggi.
– Cristo non ha mezzi, ha soltanto il nostro aiuto per condurre gli uomini a sé.
– Noi siamo l’unica Bibbia che i popoli leggono ancora. Siamo l’ultimo messaggio di Dio scritto in opere e parole.
Bisogna proprio dire che a Gesù piace correre rischi: lo ha fatto con la Maddalena, mettendo sulle sue labbra il primo annuncio dell resurrezione; continua a farlo con noi, mettendo nelle nostre mani la continuazione della sua missione di salvezza. Quanta condiscendenza, quanta fiducia, quanto amore!
L’evangelista Matteo presenta Gesù come l’Emmanuele – il Dio con noi – per assicurarci che, pur asceso al cielo, Lui continua a rimanere nella sua Chiesa e nella vita di ciscuno di noi; anche con i suoi silenzi! E anche di questa sua presenza dobbiamo essere testimoni, con una vita di fede gioiosa, fiduciosa che sia una testimonianza attraente. Sì, perchè la fede si comunica per attrazione.
In Gesù asceso al Cielo, noi contempliamo quella che sarà anche la nostra meta finale: mon siamo stati creati per questa terra. Solo lì troveremo la vera pace. Tante volte viviamo come se dovessimo rimanere qui tutta l’eternità. San Paolo, nella seconda lettura, pregava il Signore di illuminare gli occhi del cuore (cf Ef 1,18) per contemplare la gloria alla quale siamo chiamati. Chiediamo che il Signore illumini anche i nostri occhi, possiamo fissare il nostro sguardo alla meta. Buona domenica!