Questo è il giorno che ha fatto il Signore. Esultiamo insieme, Alleluia!”. È il canto che si innalza nel  giorno più grandioso dell’anno, perchè il Signore è risorto. Se non fosse risorto sarebbe stata vana la sua incarnazione, la sua passione e la sua morte e, di conseguenza, anche “vana la nostra fede”, secondo la forte affermazione di san Paolo (1Cor 15,17). Allora, Cristo è risorto, alleluia!

Ma stiamo celebrando la Pasqua in un clima che non inviterebbe a cantare la gioa per il trionfo della vita. Siamo tentati, piuttosto, a continuare a guardare il Crocifisso nelle migliaia di crocifissi e dei loro familiari dal covid, anch’essi vittime inconsolabili di questa tragedia planetaria. Siamo tentati a continuare a guardare il Crocifisso nelle migliaia di vittime della guerra in Ucraina e in diverse altre parti del mondo. Uno spettacolo che ci fa sperimentare il vuoto deprimente lasciato dalle vittime, proprio come lo hanno sperimentato le donne e i discepoli con la morte di Gesù e il fallimento della loro vita.

Eppure la fede nel Risuscitato ci spinge a tentare un’altra lettura degli avvenimenti che stiamo vivendo, se siamo capaci di vederli con gli occhi Dio. La Pasqua infatti, è un passaggio di sguardi: dal vedere con gli occhi del corpo al contemplate con gli occhi  della fede. Solo così possiamo comprendere i fatti e la storia oltre ciò che appare, quindi con gli occhi del Risorto.

I perché che ci poniamo sono tanti, proprio come se li poneva il Servo sofferente che ci ha accompagnato durante la quaresiama e, sopratturtto, durante la Settimana Santa. Lo stesso perchè che si è posto Gesù sulla croce: “Padre, perchè mi hai abbandonato?” (Mt 27,46). I perchè hanno coinvolto anche gli apostoli e quanti hanno accompagnato Gesù: perché colui che è stato consacrato in Spirito Santo e potenza e, che è passato facendo il bene a tutti, è stato ucciso? (At 10,38). È possibie che l’ingiustia e il male continuino ad avere il sopravvento? Ma, nonostante tutto, il servo continua a fidarsi di Dio; così farà Gesù nella sua agonia e sulla croce, affidando il suo spirito alle mani del Padre (Mt 26,39.42.44; Lc 26,46).

Ad eventi compiuti, vediamo che i perchè hanno avuto una risposta da Dio con la risurrezione di Gesù: le sofferenze e la morte non sono state vane, hanno rigenerato la vita e hanno allargato gli orizzonti della storia, perchè all’origine di tutto c’è una storia di amore: del Padre verso l’umanità perduta, per la quale arriva a consegnare suo Figlo; di Gesù che per questa umanità mette a disposizione la sua vita. La rimozione della pietra dal sepolcro indica che tutto può essere vinto, perchè l’amore è più forte della morte e del peccato. L’angelo seduto su di essa simbolizza il trionfo della grazia sul peccato, del bene sul male, del potere diabolico sul servizio generoso fino al dono della propria vita.

L’umanità è entrata in una nuova era, anche se non ce ne rendiamo conto: il mondo è stato definitivamente riconciliato con Dio; la consequenza è che siamo già salvi, pur nelle contraddizione della storia, perchè siamo stati inseriti nel Cristo e, con Lui, siamo entrati nel seno della Trinità, meta finale di ciascuno e dell’intera umanità. E’ la lettura che fa san Paolo della morte e risurrezione di Cristo: battezzati – cioè immersi in Lui – siamo stati sepolti per risuscitare con lui (Rm 6,3). E benchè in altra forma, i segni della Risurrezione sono tuttora presenti nel mondo: la fede eroica di tanti cristiani perseguitati, la vita evangelica di tanta gente umile e nascosta, la generosità di tanti genitori nell’educazione dei loro figli, nonostante i tanti venti contrari, l’Eucarista, presenza viva di Cristo che contina ad attirarci a sè. Sta ad ognuno accogliere questi segni, credere come hanno creduto gli Apostoli.

Anni dopo la risurrezione, l’ormai anziano apostolo e evangelista Giovanni, trasalisce davanti al risultato di questa immersione/innesto in Cristo nel battesimo: Siamo stati chiamati figli e realmente lo siamo … fin d’ora siamo figli di Dio, sebbene ancora incapaci di comprendere questa scioccante realtà (1Gv 3,1-3). Questo perchè, la prima consequenza della risurrezione di Gesù sta nella risurrezione dell’uomo, risurrezione che già comincia qui sulla terra, con il seme che il Battesimo vi ha posto. Siamo in cammino verso la risurrezione, grazie a questo seme: “Io sono la risurrezione e la vita!” (Gv 11,25), ed è in questa risurrezione, o meglio in questo Risuscitato, che siamo stati immersi, sepolti, battezzatti.

La Pasqua costituisce un’unica realtà con il Battesimo le cui promesse, parte essenziale di questa celebrazione, abbiamo rinnovato. Il battesimo, ci dice san Paolo, rispecchia e riproduce la risurrezione di Cristo in noi. I Santi Padri vedevano nell’oblio del Battesimo la rilassatezza spirituale dei cristiani, per questo incentivavano la celebrazione dell’anniversario del proprio battesimo. Quello che abbiamo ricevuto nel battesimo è qualcosa di inaudito nella storia delle religioni: siamo diventati, personalmente, figli di Dio (deificati!) e, comunitariamente, corpo ecclesiale di Cristo/sua estenzione fisica nel mondo, popolo santo di sacerdoti, re e profeti (1 Pt 2, 9), cioè con la responsabilità di essere testimoni di questa inaudita realtà nella storia!

La Pasqua serve a ravvivare in noi il ricordo e la stima della dignità che ci ha conferito il battesimo. Cantando: “Questo è il giorno che ha fatto il Signore, Alleluia”, la Chiesa vuole trascinarci in questo impeto di gioia. L’Alleluia è il canto dei salvati. Questo è il Vangelo, cioè la strabiliante notizia che Gesù è venuto a proclamare. Di questo Vangelo/nuova/bella notizia, noi siamo portatori, annunciatori e testimoni. Questo è il kerigma, cioè l’essenziale dell’annuncio cristiano che deve stare sempre sulle labbra di ogni battezzato che si sente investito da questa grazia straordinaria.

A questo dobbiamo ispirare la nostra vita, perchè con il battesimo siamo stati fatti vasi di elezione, per portare al mondo la testimonianza dell’amore di Dio. E siccome tutto quello che è bello non è senza impegno, la risurrezione del Signore deve rispecchiarsi nella risurrezione dei credenti, attuata con un passaggio sempre più radicale dalle nostre debolezze alla vita nuova in Cristo. La risurrezione di Gesù è un potente richiamo a risorgere continuamente, a rialzarci dalle nostre miserie, a lasciarci invadere dalla speranza. Infatti, con la risurrezione di Cristo ci è dato un diritto fondamentale che mai ci sarà tolto: il diritto alla speranza. È una speranza nuova, viva, che viene da Dio e che immette nel cuore la certezza che Dio sa volgere tutto al bene, perchè perfino dalla tomba fa uscire la vita: Cristo è risorto! La fede dei cristiani è la risurrezione di Gesù. Che Gesù sia morto tutti lo credono, anche i pagani e i suoi nemici; ma che sia risuscitato solo i cristiani lo credono; e non si è cristiani senza crederlo! La risurrezione è il sigillo dell’autenticità divina di Gesù, attesta che era davvero quello ha detto di essere: il Figlio di Dio. È a partire dalla risurrezione che i discepoli hanno capito le parole e i gesti di Gesù; i cieli si sono dischiusi e le braccia misericordiose del Padre si sono aperte per accogliere l’umanità. Si, perchè la risurrezione di Gesù è anche la nostra risurrezione; infatti, se la nostra fede in Gesù si ferma “soltanto in questa vita, siamo da compiangere più di tutti gli uomini” (1Cor 15,19). E’ il senso degli auguri di buona Pasqua che ci facciamo, perchè chiamati ad essere testimoni di queste belle realtà che la fede ci rivela. Una felice e santa Pasqua!